Bologna, venerdì 3 gennaio 2025 – La composizione della struttura tecnica dedicata al salto ostacoli è stata ufficializzata dalla Fise alla viglia di Natale. Due conferme e una novità.
Le conferme sono quelle di Marco Porro in qualità di selezionatore e capo équipe delle squadre nazionali seniores, e di Piero Coata nel ruolo di selezionatore e capo équipe delle squadre nazionali giovanili e pony.
La novità è Mario Verheyden nel ruolo di tecnico del team nazionale di seconda fascia e dell’Under 25, oltre che capo équipe delle formazioni azzurre che affronteranno il circuito di Coppa delle Nazioni dell’European Equestrian Federation.
Nato nel 1966 (compirà 59 anni il prossimo 10 giugno), Mario Verheyden è stato cavaliere di alto livello (16 Coppe delle Nazioni al suo attivo tra il 1996 e il 2002) oltre che allevatore e ‘produttore’ di giovani cavalli: la sintesi migliore di questo suo triplice ruolo è rappresentata da Elite delle Paludi, nata nel 1988 per l’appunto nell’allevamento di casa Verheyden, saura figlia di Cay (da Fluegel van la Roche) e Dora (da Ascete), tutta la sua carriera sotto la sella di Mario e con lui al 7° posto nel Campionato del Mondo dei cavalli di 7 anni a Lanaken nel 1995 e l’anno successivo vincitrice del cosiddetto ‘piccolo’ Gran Premio dello Csio di Roma in Piazza di Siena.
Le ultime competizioni di alto livello Mario Verheyden le ha affrontate nel 2014 e da allora la sua presenza sulla scena dei grandi concorsi internazionali si è un po’ rarefatta, ma non così il suo impegno e il suo coinvolgimento nello sport come uomo di cavalli…
Quindi potremmo dire che questa sua nomina rappresenta una novità e forse anche una sorpresa?
«Eh sì, negli ultimi anni mi sono dedicato molto ai miei allievi e ai cavalli giovani, quindi mi sono un po’ allontanato dall’alto livello».
Come è nato il suo coinvolgimento in quanto attuale tecnico federale?
«Prima di tutto devo dire che per una persona che ha fatto lo sport ad alto livello un ruolo come questo rappresenta senza dubbio il coronamento di una carriera. Forse potremmo definire come sorprendente la mia nomina per chi segue le vicende del salto ostacoli da spettatore, ma nella realtà non è stata una cosa improvvisata: con il presidente Marco Di Paola e con lo stesso Marco Porro ne avevamo già parlato nel corso dell’anno, decidendo però di attendere l’esito delle elezioni in modo da poter partire eventualmente con un progetto di maggiore continuità in prospettiva».
Il rapporto tra lei e Marco Porro sarà molto importante per la buona riuscita del lavoro di insieme…
«Certo, anche quello con Piero Coata… Personalmente ho un ottimo rapporto con entrambi. Io dovrei rappresentare una specie di collegamento tra le aree di loro competenza, il punto di transizione per i ragazzi che escono dalla carriera giovanile e che dovranno essere preparati per il loro ingresso nel circuito internazionale di alto livello. Ecco, la cosa che mi fa molto piacere è che nel nostro caso si parla proprio di un gruppo di lavoro».
Avete già avuto modo di confrontarvi, di ragionare insieme su programmi e prospettive?
«Abbiamo fatto già diverse riunioni tra noi, mentre agli atleti proporremo un incontro a Roma il 13 gennaio e uno a Milano il 20».
Il suo sarà un compito molto impegnativo che richiederà anche molto tempo per essere espletato al meglio… Pensa di riuscire a gestire bene tutte le sue attività?
«Prima di accettare infatti ho provveduto a creare un’organizzazione a casa che possa funzionare sugli allievi e sui cavalli giovani anche in mia assenza: diversamente non avrei assunto una responsabilità così grande, anche perché io voglio potermi concentrare al massimo su questo mio nuovo compito».
Come immagina che si possa svolgere nel concreto?
«Inizialmente sarà un impegno di visione su cavalli e cavalieri e di confronto con Marco Porro, prima di arrivare ai primi impegni agonistici. Organizzeremo probabilmente qualche stage in modo da approfondire la conoscenza tra le parti anche fuori dal campo di gara, lontano dal momento della competizione».
Quali sensazioni prova nel dare avvio a un suo coinvolgimento del genere?
«Sono molto curioso, ma la sensazione che prevale in me è di certo la contentezza. Una grande gioia. Inoltre mi fa molto piacere che su di me ci sia stato il favore condiviso da parte dei tecnici, del presidente, del direttore sportivo e del consiglio federale: questa è una cosa che mi fa davvero un piacere enorme».
Dovendo descriverli, quali sono gli elementi utili e positivi che lei mette a disposizione di questo incarico?
«Direi semplicemente quello che ho fatto nella mia vita. Io ho preparato cavalli giovani e ho avuto a che fare con tanti ragazzi giovani: è quello che ho fatto lungo il mio cammino, prima come cavaliere e preparatore di cavalli e poi come istruttore di atleti che ho formato sia all’interno, a casa mia, sia all’esterno grazie agli stage».
Nella sua esperienza di cavaliere e uomo di cavalli quali sono stati i punti di riferimento più significativi per lei?
«Ho lavorato vent’anni con Albert Voorn… Anche con altri, ovviamente, ma lui è quello che secondo me ha sintetizzato al meglio la disciplina dell’equitazione nord europea con la leggerezza dell’equitazione italiana, in avanti. Ho lavorato molto anche con Henk Nooren, e poi mi confronto frequentemente con il mondo sia dello sport sia dell’allevamento in Olanda e Belgio dove vado molto spesso per vedere cavalli e cavalieri».
La sua dunque è una prospettiva… aperta, internazionale. Da questo punto di vista quale considerazione le viene da fare prima di tutto circa la realtà italiana?
«Io penso che da noi ci sia una carenza di atleti cavalli, e non certo di atleti cavalieri. Penso che se i cavalieri italiani avessero a disposizione un bacino di scelta come quello di cui dispongono i loro colleghi francesi, tedeschi, olandesi e belgi grazie all’allevamento di quei Paesi, beh… avremmo qualche problema di meno».
Ecco, a proposito: in effetti possiamo anche dire che questo 2025 nasce con buone prospettive circa il parco cavalli destinato alla prima squadra…
«È vero, sì, certo. Ma rimane il fatto che i cavalieri dei Paesi leader in Europa hanno una possibilità di scelta molto più ampia. Noi oggi abbiamo alcuni ottimi cavalli sotto la sella dei nostri migliori cavalieri, ma si tratta pur sempre di una realtà che va amministrata centellinandola… ».
Il suo lavoro dovrà servire a portare allo scoperto anche nuove risorse, quindi: prendendole dall’area di competenza di Piero Coata per poi valorizzarle e consegnarle a Marco Porro, detto in estrema e un po’ semplicistica sintesi…
«L’idea per sommi capi è effettivamente questa. Abbiamo molti ragazzi che non sono da scoprire perché in realtà sono già molto bravi: ma devono avere le possibilità di valorizzare le qualità personali grazie all’esperienza. Insomma, per dirla in gergo calcistico l’obiettivo è quello di allungare la panchina della prima squadra, ecco».
Per lei deve essere molto stimolante questa prospettiva… !
«Moltissimo, sì, davvero molto: non vedo l’ora di mettermi all’opera!».